Alleanza con la ristorazione per rilanciare il carciofo spinoso di Menfi

La strategia messa in campo dall’associazione di imprenditori per un prodotto che è presidio Slow Food da dieci anni. Allo studio un distretto regionale

Un’alleanza tra produttori e ristoratori per valorizzare e rilanciare il carciofo spinoso di Menfi, presidio Slow Food e risorsa dell’agricoltura locale cui ora si prova a dare nuova spinta produttiva. Un rilancio che vede impegnati gli imprenditori dell’associazione dei produttori di Spinoso che aderiscono al disciplinare di Slow Food e che puntano molto sulla filiera della ristorazione di media e alta gamma, oltre al consumo quotidiano domestico, come sbocco commerciale. «Si tratta di agricoltori eroici – dice Fabio Di Francesco, di Slow Food Sicilia – perché hanno mantenuto una biodiversità importante presidiano un intero territorio che vuol dire presidiare anche una struttura sociale, economica e di tradizioni. E tanti giovani siciliani devono trovare un’opportunità».

«Il distretto della coltivazione a Menfi del carciofo può oggi contare su oltre 400 ettari a stagione impiegati, di cui una quota (crescente) in biologico – dice Calogero Romano Responsabile del Gruppo dei Produttori dello Spinoso di Menfi – . Le varietà sono differenziate tra quelle a carattere primaziale autunnali che quelle tardive. Le varietà impiantate sono una decina, di cui tre in grandissima parte: violetto e Tema 2000 (inermi) e lo Spinoso di Menfi. Gli ettari di Spinoso certificati sono una decina ma stanno crescendo, grazie ad alcuni accordi con la ristorazione e gruppi di acquisto diretto. Tra i clienti anche Natura Sì. La capacità produttiva di una carciofaia di Spinoso produce in media, nelle migliori stagioni, anche meno della metà delle varietà più produttive. L’epoca di raccolta inizia nell’ultima decade di novembre per concludersi al massimo entro la prima decade di maggio, nelle primavere più piovose».

Il carciofo spinoso può contare su circa 15.000/20.000 capolini per ettaro con una produzione annua di poco più di 200.000 capolini per l’intera produzione commerciabile e trasformabile. Il prezzo medio di un capolino di Spinoso di Menfi per remunerare la produzione non può scendere sotto i 50 e i 60 centesimi ad unità. alcuni produttori lo confezionano in cassette di legno con 25 capolini dichiarando il presidio nel confezionamento anche cellofanato.

Oggi una decina di ristoratori ha inserito stabilmente il carciofo di Menfi nei loro menu: un iniziativa che può senza dubbio dare un sostegno a questo prodotto per il momento veramente di nicchia. Anche se la strategia avviata prevede la creazione di un vero e proprio “distretto” agricolo regionale con l’alleanza con altri territori: da Cerda nel palermitano a Niscemi in provincia di Caltanissetta.Riproduzione riservata

Nino Amadore

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